cascate di iguazù

Bene, bene, con discreta fatica ho preparato un altro report di viaggio, qui potete leggervi la descrizione

un paio di foto però ve le metto anche qui, per quelli che non hanno voglia di leggere troppo testo o non hanno idea di che cosa stia parlando.

Dopo il salto trovate le foto e l'intero report di viaggio, data la chiusura del sito su cui si trovava precedentemente.








Poiché naturalphoto sta chiudendo, riporto il mio scritto:

Eccomi dunque a parlarvi di un posto che sta dall'altra parte del mondo, diviso tra tre stati (Argentina, Brasile e Paraguai), posto alla confluenza di svariati torrenti minori verso il fiume principale, l'Iguazçù.
Nelle antiche ere geologiche questo fiume scorreva tranquillo su una vasta pianura quando parte del terreno sottostante al letto del fiumè sprofondò. Questo generò qualcosa come 275 cascate sparse lungo 2.7 km con salti sino a 72 metri d'altezza.
Il parco associato a queste cascate sul lato Argentino è più vasto, dotato di un trenino per i movimenti all'interno, permette soprattutto una visione dall'alto ...
... sino a portare con una passerella che attraversa uno specchio d'acqua apparentemente tranquillo sin sopra alla bocca del diavolo, un autentico buco profondo 150 metri in mezzo al corso d'acqua in cui il fiume precipita da tutti i lati alzando continuamente nubi bianche d'acqua vaporizzata.

All'interno del parco Argentino non è difficile incontrare diversi animali. Purtroppo ero dotato solamente del panoramico 18-55 per cui la voglia di fotografare le bestiole si è un po' ridotta. Tuttavia la quantità di farfalle non ha reso poi così difficile portarne a casa un paio di esemplari (in fotografia ovviamente) e le dimensioni davvero incredibili delle cicala immortalata hanno consentito altrettanto.
Alcuni rettili, nella parte più vicina al fiume e più boschiva del percorso poi non hanno disdegnato di avvicinarsi sin troppo mentre l'alligatore era troppo lontano per il potere di ingrandimento del 55 per cui ho desistito.




Il lato Brasiliano ha tutt'altro aspetto, se in Argentina il tutto si gode praticamente da sopra, da questa parte ci si infila dentro da sotto. Inevitabile quindi dotarsi di ventina e fare un po' più d'attenzione nell'usare il materiale fotografico.
A ragion veduta abbiamo chiamato il posto la valle degli arcobaleni: la quantità d'acqua spedita in aria dalle innumerevoli cascate è tale che, in qualunque direzioni si guardi, nel campo visivo si ha sempre almeno un arcobaleno.

In certi punti il rumore è a dir poco assordante, impossibile parlare con i compagni di viaggio se non urlando. Le ultime due foto, relative alle fauci del diavolo, rendono bene l'idea: sulla passerella fare attenzione, è facile scivolare!! Se c'è un po' di vento è necessario farla contromano con il capuccio della giacca a vento ben posizionato sulla testa per evitare di lavarsi la faccia (a già, ve la devo spiegare: avendo gli occhiali mi era impossibile vedere procedendo come tutti guardando in avanti: in un paio di secondi le lenti erano fradice come i vetri di una macchina sotto al peggior nubifragio, con la differenza che gli occhiali non hanno il tergivetro ). Una volta arrivati sulla piazzola alla fine del pontile però lo spettacolo è notevole.

Se vi ho fatto venir voglia di andarci due consigli: il lato Brasiliano si vede bene in una giornata, quello Argentino meriterebbe un po' di più perché il parco si sviluppa anche all'interno e per gli amanti dei volatili si possono avere occasioni per fotografare tucani e pappagalli in libertà. Se avete fretta, lì vicino c'è un parco naturale, molti uccelli sono in libertà, altri sono in gabbie sufficientemente grandi comunque da permettere loro di volare (e al visitatore è concesso entrare in loro compagnia, esperienza notevole), qualcuno invece si trova in gabbie che definirei celle d'isolamento. Fondamentale un buon grandangolare (il 18 usato in molte di queste foto va bene, ma un 12 in alcuni posti sarebbe stato decisamente meglio) e un buon tele (un 200 dovrebbe bastare, possibilmente macro se amate le farfalle).
Per quanto riguarda la stagione, ovviamente estate, dopo le piogge... la loro di estate, il nostro inverno, perché se ci andate in luglio rischiate di trovarle a secco: in questi ultimi tempi la portate del fiume varia molto in funzione delle stagioni. Se ci andate a Natale o a capodanno va benissimo, le guide dicono che a Pasqua non conviene, si rimane incastri nel flusso lento e largo dei turisti locali che ci fanno la gita fuori porta.


Infine, affinché possiate associare una faccia alla persona che vi racconta queste cose, eccomi in compagnia di mia moglie e di uno dei simboli del parco. Francamente? quando si è appoggiato non mi aspettavo pesasse così tanto... mi ha colto veramente di sorpresa.



Se vi piacciono le storie vi racconto questa.
Ad Iguazù, come vi dicevo, si può entrare nelle gabbie, in particolare quella dei pappagalli ara ara è enorme.
Questi pappagalli stavano tutti belli tranquilli ai loro posti, al punto che dopo un paio di foto ero lì macchina in mano che aspettavo che almeno allargassero le ali.
Ad un certo punto partono tutti insieme e vengono verso di me, io rimango immobile e scatto la foto (pensando "finalmente, verrà bellissima"), ma questi non cambiano direzione, mi vengono direttamente addosso al punto che uno di loro mi passa talmente vicino da urtarmi il braccio con la punta delle ali... quella si che è stata un'emozione, ancora mi chiedo dove ho trovato il coraggio di rimanere fermo in piedi per fare la foto !!!
poi mi giro, riprendo fiato e vedo mia moglie e mio nipote per terra: si sono sdraiati per evitare l'impatto con la decina di ara ara partiti verso di loro e mia moglie con fare serafico, sorniona e sorridente mi fa:
" sono stata io, visto che volevi fare la foto e che loro non si muovevano, mi sono stufata, mi sono levata il cappello e l'ho sventolato... loro sono partiti per venirlo a prendere, ma non mi aspettavo partissero così tutti di colpo"
Queste donne imprevedibili.......

In realtà la foto non è un granché, ma il ricordo è divertente perché porta con se ancora un pizzico dell'emozione provata.


Va bene, però io vi avvevo avvertito che non è un granché, quindi, prima, per rabbonirvi, vi piazzo un po' di foto statiche di più o meno volatili che si trovano nel parco zoo dell'Iguazù (che non sono i due parchi naturali protetti dall'unesco dell'Iguazù, uno in Argentina, molto grande ed uno in Brasile, ben più piccolo, ma è un parco zoo sullo stile di quelli nostrani, con tante gabbie e un buon gruppo di zone libere dove gli animali autoctoni vanno e vengono, ma soprattutto restano vista la facilità con cui trovano il cibo, ma non hanno comunque costrizioni.

In gabbia:




In libertà






A proposito, non so se lo sapete, i pappagalli sono monogami, quando scelgono un compagno è per la vita:




E veniamo alle foto che state aspettando... sono due, una ritrae la situazione della gabbia prima dell'evento, l'altra i primi due caccia in volo, la preparazione al salto di altri due mentre gli altri son partiti con un attimo di ritardo... quando son partiti tutti non ho più scattato, sono rimasto imbambolato a guardare attraverso l'obiettivo della macchina, senza muovermi...



La direzione del pappagallo al centro della foto non lascia dubbi, va proprio diritto diritto verso il povero fotografo (è lui quello che mi ha urtato nel passare). Quelli prevalentemente rossi sono gli Ara macao, mentre quelli prevalentemente blu sono gli Ara ararauna, ara ara per gli amici

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